Internet, al via la liberalizzazione dei domini

12/01/2012

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    Internet, al via la liberalizzazione dei domini


    Da oggi è possibile registrare domini nuovi domini di primo livello; il cambiamento apre anche ai paesi dove non è in uso l'alfabeto latino.

    Era stato annunciato sei mesi fa, ma finalmente ci siamo: fino al 12 aprile sarà possibile presentare domanda per introdurre e gestire un nome di dominio a propria scelta, in aggiunta ai già noti .com, .net, . gov, .edu e a quelli nazionali (come .it e .uk).

    A valutare le richieste sarà l’Icann, l’ente no profit che si occupa di regolamentare la rete; i richiedenti dovranno avere pertinenza con il dominio richiesto e sborsare 185mila dollari per la registrazione. Si apre così la porta a indirizzi web come “.fiat”, “.canon” o “.firenze”, visto che non pochi operatori economici e turistici si sono già dichiarati interessati alle possibili applicazioni di questa vera rivoluzione del web.

    Come ogni rivoluzione, per mesi si è fatto sentire il fronte reazionario, preoccupato dalle possibili conseguenze dell’apertura. Il Congresso Usa è stato tra i più acerrimi osteggiatori del provvedimento, allarmato dai possibili usi illegali che si potrebbero pensare. Alcuni hanno già supposto la nascita di siti come Amazon.comm, veri specchietti per attirare utenti web poco attenti e comminare loro truffe digitali. Anche l’Onu ha chiesto attenzione e vigilanza, proponendo la protezione per estensioni come .un e .imf.

    L’amministratore delegato di Icann, Rod Beckstrom, è da sempre il principale fautore di questa politica di progressiva liberalizzazione della rete e ha dato la sua risposta: “Qualcuno si potrà chiedere perché stiamo facendo questo. La domanda è un’altra: come avremmo potuto aspettare ancora?”. Tuttavia Icann garantisce un severo controllo per ciascuna richiesta e stanzierà ampi fondi per le eventuali cause che dovesse intentare in seguito a utilizzi malevoli dei nuovi domini.

    La spinta per la globalizzazione di Internet passa anche attraverso una maggior libertà dei caratteri linguistici, oltre che per i domini. Grazie alla codifica unicode, infatti, è ormai possibile inserire negli indirizzi web caratteri diversi dal latino semplificato impiegato negli Stati Uniti, aprendo, tra gli altri, all’arabo, al cinese e al cirillico, alfabeti utilizzati da paesi che chiedono sempre più spazio e influenza sul web.

    Fonte: x
     
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